Oggi ti voglio parlare di uno dei pochi libri che hanno davvero segnato il mio percorso di donna. Si tratta del celebre “La profezia della curandera” di Hernan Huarache Mamani, grande conoscitore dell’antica cultura sciamanica peruviana e andina.
La trama è piuttosto banale, a prima lettura: una giovane ragazza di nome Kantu che vive a Cuzco, si innamora perdutamente di un bel farabutto che la prende in giro, la tradisce, la prende e la molla come e quando piace a lui. Fin qui, sembre la classica storia vista e stra vista anche dalle nostre parti. La piccola ingenua che casca nelle sgrinfie del bastardone di turno.
La donzella è sì un’india, cioè discendente dalla popolazione indigena (i cugini dei mitici indiani d’America, per intenderci). Ma, a causa della discriminazione di cui soffrono purtroppo i nativi nella loro stessa terra, Kantu fa di tutto per dimenticare le sue origini per vivere all’occidentale. E ci riesce! Fino a che… la Natura prende provvedimenti e la colpisce con un bel fulmine. Eh sì, Kantu viene letteralmente fulminata ma sopravvive miracolosamente.
Si da’ il caso, però, che nell’antica cultura andina, coloro i quali sopravvivono al fulmine sono predestinati a diventare dei grandi curanderi. I custodi, cioè, della grande tradizione sciamanica messa a disposizione del prossimo per guarire il corpo ed elevare lo spirito. La nostra bella india, sempre sofferente per amore, si rivolge alla medicina convenzionale/occidentale per trovare sollievo dalle conseguenze del fulmine. Ma sarà soltanto il suo maestro iniziatico Tata Condori, curandero potente ed enigmatico, che saprà guarirla. E condurla, al tempo stesso, in un viaggio iniziatico dove la giovane imparerà ad usare l’immenso potere femminile per trasformarsi come donna e come essere spirituale. Altra figura cardine è la vecchia curandera Mama Maru, una donna saggia sospesa tra mito e realtà. Sullo sfondo, la Pachamama, il ventre materno del pianeta dal quale attingere saggezza e conoscenza.
E così, la bella Kantu diventa una donna saggia e potente, capace di conquistare il cuore degli uomini e di dominare le leggi della Natura. Ma soltanto dopo aver superato prove che avrebbero spaventato e scoraggiato anche una come la Regina Elisabetta. Il tutto sotto la supervisione del suo mentore Tata Condori che la inizia alla sessualità sacra, strumento formidabile per legare a se’ l’uomo di cui Kantu è innamorata e per aiutarlo a evolvere attraverso di essa.
Gli elementi cruciali di questo libro sono la Pachamama vista come Madre Terra, la donna intesa come creatura potente e ponte tra l’uomo e Dio. E la sessualità sacra, ovvero lo strumento più incredibile (e piacevole) per evolvere.
Dunque il sesso non più visto come sporco e peccaminoso. Non più la Natura sacrificata in nome di un progresso iniquo e inquinante, ma protagonista. Non più la donna vista come oggetto e inferiore, ma una Donna potente e consapevole che sa usare l’arma del sesso per trasformare un uomo. E non solo. Addio patriarcato occidentale, e bentornato matriarcato che era in origine l’elemento distintivo di tutte le civiltà più evolute.
Perché ritengo che La profezia della curandera sia un libro davvero speciale per una donna? Perché ricorda alle donne il loro potere. Come e perché usarlo. Dopo che molte di noi sono diventate le brutte copie di certi uomini che si vedono in giro, leggere un libro del genere riporta a casa. Rammenta a tutte il potere immenso che ciascuna donna custodisce dentro di se’. Potere da usare per la propria evoluzione e rendere consapevoli anche i propri compagni.
Se a prima vista è discutibile il fatto che debba essere la donna a prendersi in carico la crescita umana e spirituale del suo compagno, a fare piazza pulita dei dubbi torna la saggezza di Mama Maru. In un passo del libro, la grande curandera insegna che soltanto scegliendo con arguzia il compagno giusto e dotato delle giuste potenzialità, una donna può ambire a tale traguardo.
E noi povere occidentali? Dobbiamo per forza lottare con serpenti e superare prove al limite della sopravvivenza per evolvere? O, forse, possiamo intraprendere il cammino della conoscenza anche vivendo in Val Padana, ma armate della giusta consapevolezza? Sì, per me vale questa seconda opzione.